giovedì 2 ottobre 2008

26 settembre - Da Villefort a Le Bleymard

Camminiamo ancora tra i castagneti, e questa volta ne troviamo alcuni ancora curati e attraversiamo un paio di villaggi dall’architettura massiccia e austera, con i tetti in losa sottile e i muri fatti di pietre scure di grosso taglio.
Siamo nella provincia meno densamente popolata di Francia, quattro abitanti per chilometro quadrato. La rivoluzione industriale e il lavoro in vigna nel Midi hanno dato il via all’emigrazione dal Lozere che dai 140 000 abitanti censiti prima del 1880 arriva oggi a soli 75 000.

La gente che incontriamo capisce l'occitano ma fa fatica a parlarlo; come è avvenuto in tutta la Francia sono cresciuti con l’idea che la loro lingua madre non dovesse essere parlata. I divieti, le punizioni, la vergogna, hanno creato un forte blocco psicologico; alle domande poste in lenga d'oc, alcuni coraggiosi, dopo qualche parola francese, cominciano un po' stupiti a usare il loro “patois”, altri invece continuano a rispondere in francese, ma l’accento del Midi li tradisce.
Passiamo tra alte colline adibite a pascolo, in un territorio agricolo, tra mandrie di pecore e mucche, orti, castagni e meli. E tanti frutti di rosa canina, che anche qui sono chiamati gratacul. A Le Bleymard fa freddo e ci rifugiamo subito in hotel; domani ci collegheremo per le prossime due tappe al Cammino di Stevenson.

Nessun commento: