martedì 9 settembre 2008

9 settembre - Da Authon a Sisteron

Ecco una tappa rilassante, che mi permette di fare una lunga conversazione con Miqueu Benedetto, Majourau del Felibrige, un uomo che ha una grande passione per la storia ed un'infinità di cose da raccontare: la povertà della terra pietrosa che stiamo attraversando, impossibile da coltivare, l'emigrazione verso Marsiglia in particolare delle donne del luogo, note per essere delle buone balie.
E poi la leggenda dei pententi, le curiose formazioni di roccia che si vedono in lontananza. Si dice che, al tempo dei saraceni, le moresche prigioniere venissero trasportate in barca lungo il fiume e che il loro canto stordisse gli uomini che lo ascoltavano. Per questo San Donato chiese ai monaci di pregare per sconfiggere questo canto che non poteva che essere opera del demonio; ma al passaggio dell barca, i monaci, tutti intenti a pregare, non resistettero alle melodie delle moresche e si alzarono incantati. Per punizione San Donato li trasformò in roccia affinché restassero per sempre in preghiera.

Non ricordo come, ci troviamo infine a parlare delle grandi strade romane e del locus, ovvero il posto dove i viaggiatori si accampavano per la notte, il quale doveva avere due principali caratteristiche: quella di essere un luogo aperto e pianeggiante, per ridurre al minimo la possibilità di subire delle imboscate, e quella di avere un tempio, che fosse già esistente prima dell’arrivo dei Romani, nel quale inserire le divinità dell’Impero.
Ma che necessità c’era di trovare un luogo che soddisfacesse entrambe le esigenze allo stesso tempo? Non sarebbe stato più semplice costruire dei nuovi templi lungo il percorso?
Per comprendere tutto questo bisogna guardare il mondo con altri occhi: nell’antichità un luogo non valeva un altro; i luoghi sacri non sono mai stati scelti a caso, ma attraverso un tipo di sensibilità che l’uomo della modernità ha perduto. Molto spesso, al di sotto di un edificio religioso si trovano i resti di un tempio più antico: questa stratificazione non rappresenta solanto dei passaggi di potere. Un luogo non vale mai un altro. Soltanto uno spazio vale un altro, quando si riduce ad una semplice misura; e l'idea di spazio, vuoto, equivalente ad un'altro della stessa metratura, dove si può indifferentemente decidere di costruirvi una casa, una strada o qualcos'altro, è un'invenzione della modernità.

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