sabato 30 agosto 2008

30 agosto - Da Vinadio a Pietraporzio

Il luogo della partenza quando alle otto del mattino vi giungiamo per primi con la macchina di Gianna, non ha niente di solenne; non c’è nessun segno di eventi imminenti nella piazzetta antistante la chiesa, con la sua aria dimessa e il suo terreno da anni condannato all’asfalto; un paio di macchine parcheggiate, nessun avviso, nessun cartello che comunichi che fra poco questo luogo sarà uno dei due punti tra i quali scrivere la stora di un cammino lungo settanta giorni.Ma di storie se ne scrivono tante quante sono le persone e i giorni delle loro vite. E questa è una. Saremo in sette a condividerla dall’inizio alla fine e siamo emozionati.
Insieme a me ci sono Peyre Anghilante, musicista e traduttore in occitano, Ines Cavalcanti, creativa culturale, Dario Anghilante attore, cantante e intellettuale, Roberta Ferraris, publicista e allevatrice, Riccardo Carnovalini, fotografo escursionista ed Elisa Nicoli, documentarista e comunicatrice ambientale.
Lentamente l’aria si riscalda, arrivano amici, parenti, curiosi, poi le autorità e tra due muri si tira il nastro di partenza. L’atmosfera é informale. Sono le nove. Dopo i discorsi intoniamo un “Se Chanta” e Peyre, ideatore del percorso, taglia il nastro. Partiti... per un attimo ne ho consapevolezza, guardo i miei compagni di avventura, mi sento fortunata; intorno a noi ci sono cento persone che allontanano ulteriori pensieri e che ci regalano un po’ di forza in più; indosso il mio cornetto portafortuna di corallo pensando più a loro che a me. C’è France 3 che ci riprende, lo striscione sul portale del Forte Albertino e il camper che ci raggiungerà nei pochi giorni di sosta, dove, tra le scritte “Occitania a pè” e “70 jorns de viatge, 1300 km de chamin” troneggiano i volti sorridenti, pensierosi, sicuri o interrogativi dei magnifici sette. Il mio sembra dire “ma che ci faccio qui” e sdrammatizza con un sorriso beffardo. Ricordo il giorno in cui fu scattata la foto: ero tesa, volevo star sola e il cammino, per fortuna, era lontano; sarei stata pronta per la partenza? Da qualche anno, a parte brevi parentesi, avevo smesso di viaggiare e sentivo maggiormente il bisogno di stare ferma in un luogo famigliare. Chi lo avrebbe mai detto? Non potevo più reggere le situazioni che non mi davano sicurezza, aimé, un termine che al giorno d’oggi fa rabbrividire… Tutto questo per dire che questo cammino per me è anche un viaggio di guarigione.

Si sale. A Neraissa troviamo la prima testimonianza sui tetti in paglia, sull’incendio durante la guerra e un paio di tedeschi che da allora hanno preso una casa in paese. A pranzo sul colle siamo in cinquanta, e il cielo é più terso che mai. Ogni fontana che troviamo sul percorso crea un momento di festa in cui l’acqua viene non solo bevuta, ma celebrata: circondata da una esseri riconoscenti, ascoltata, accarezzata... con mani, piedi, e qualcuno azzarda con le ginocchia.
In serata viene consegnato alla Regione Piemonte il dossier preparato dalla Chambra d'oc, l'associazione che ha organizzato il cammino, perché la lingua occitana sia inscritta nella lista UNESCO del patrimonio mondiale dell'umanità. Gli Aire de Prima gruppo Testimonial del cammino, di cui faccio parte, introduce la serata purtroppo senza di me: sono senza forze, ho mangiato troppo poco, e temendo uno svenimento abbandono il campo...

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