domenica 9 novembre 2008
Vielha, l'arrivo
Quando entriamo in Vielha siamo un po' straniti, io ho un groppone nello stomaco che stempero ingaggiando una battaglia a palle di neve con Jan Pei. Siamo arrivati e io ho poche parole per descrivere questo momento: un vuoto di emozione, quasi un'apatia. Vorrei un certo raccoglimento, ma la situazione richiede di seguire un percorso che non abbiamo scelto, di posare per le foto, di essere diplomatici rispetto alle dinamiche politiche. In piazza, davanti al monumento dedicato alla lingua d'oc inaugurato da poche settimane, è stato preparato un aperitivo e le casse dell'impianto fanno girare la stessa canzone. Nessuno parla.
Poi quando vedo arrivare gli amici di Bessas, incontrati quaranta tappe fa, Peire ed Evelyne Marsilhac, Alan Pantel, Cristian di Carcassonne, Philp Amel e ancora molti altri, finalmente qualcosa mi si scioglie; abbraccio i miei compagni di viaggio e infine mi faccio il mio bel pianto accanto alla Garonna.
Sono arrivati dalle valli anche alcuni amici e collaboratori, oltre agli Aire de Prima, per il concerto che la Chambra ha offerto agli aranesi per festeggiare l'arrivo.
Le infinite prove dei suoni nell'unico locale pubblico disponibile in questa cittadina meta di turismo invernale, una grande palestra, mi impediscono di assistere alla cerimonia di accoglienza dei camminatori da parte del Consiglio Generale d'Aran. Sono arrivati anche i Felibre Miqueu Benedetto, Alan Courbet, Jean Mouttet. Una grande ovazione accoglie Ines quando si alza per parlare; e al termine del discorso il presidente di Espaci Occitan la incorona "Miss Occitania".
Cari lettori, ancora una volta è stato difficile tenere il passo con gli eventi e me ne scuso. Quest'ultimo post lo sto scrivendo da Dronero dove sono arrivata da un paio d'ore. Nei prossimi giorni completerò comunque il blog con le foto dei partecipanti, con l'aggiornamento della lista dei doni, le foto restanti dei terreni che abbiamo calpestato e con alcuni racconti di tratti di percorso che ero stata costretta a riassumere.
A presto, dunque.
giovedì 6 novembre 2008
Bossost, alla vigilia del finale
Questo folle treno di rigorosi sognatori che per sessantanove giorni ha seguito la sue tabella di marcia, che per nulla al mondo o quasi si sarebbe fermato, domani compirà l'ultimo tratto e poi altrettanto inevitabilmente si arresterà. Ognuno dei suoi personaggi scenderà a terra con la propria valigia; e il piccolo mondo al suo interno, con i suoi tappeti di foglie, con le sue tavole imbandite, e tutti i suoi piccoli oggetti di ogni giorno, stoffe, bicchieri di latta si dissolverà e ne resterà soltanto una storia da raccontare, cercando di renderle onore...
venerdì 31 ottobre 2008
giovedì 30 ottobre 2008
30 ottobre - Foix, l'ultima sosta
La lista dei doni
Anche soltanto una semplice lista delle cose da fare o da acquistare, lasciata in fondo ad un cassetto e ritrovata dopo un certo tempo, ci riporta a circostanze dimenticate, ad episodi particolari, a certe atmosfere infine... Ecco quindi la lista dei doni ricevuti nel corso della camminata: qui gli oggetti sono come degli appigli, sul filo sottile e ingarbugliato del ricordo, che riportano a galla certi umori, certi volti e luoghi e sono qui per donare qualche colore in più a questo racconto di viaggio.
- Il bastone dell’Ecomuseo della Pastorizia di Pietraporzio che accompagna il comandante Cavalcanti dalla seconda tappa.
- Le spillette della Val D’Aran, di Albert l’aranese, che ci viene incontro a 2300 metri, sulla Tete de Sestriere.
- Il libro delle canzoni preferite di Miqueu Pratt, che ci raggiunge al rifugio incustodito dell’Abbaye de Laverq.
- Le magliette e i cappellini con lo stemma del Felibrige.
- Le tazze con la Santo Estelo dalla Mantenenço de Provença del Felibrige.
- Il disco del gruppo di Miqueu Benedetto.
- La crema verde dei Randonneurs e i bastoncini di Janine (che mi han salvato il ginocchio).
- Le magliette della città di Aiguèze.
- Le magliette de La Béte de Gavaudan da Cristian Planchon.
- Le bottigliette di essenza di lavanda di Sault, donateci dall’IEO Provenza.
- La medaglia della città di Sainte Cécile les Vignes (peso: circa 500 grammi).
- I sacchetti di lavanda ricevuti per strada da una signora, alla partenza da Sainte Cécile.
- La crema di Ressaire, amico, apicoltore e presidente del PNO.
- La cassa di vino donata degli abitanti del giovial paese di Bessas, che porta sulla torre una bandiera occitana.
- Il disco del duo “Aiga linda” che ci ha allietato nella serata di Bessas.
- Il keeway “Ardèche Le conseil General” che ci sono stati consegnati a Les Vans, porta delle Cevenne, con l’augurio di non usarli.
- La charcuterie di Pont de Montvert.
- Le magliette e lo stendardo della città di Florac.
- Il disco di canti tradizionali delle Cevenne.
- La cartografia elettronica IGN 25000, installata con testardo impegno dall’affezionato randonneur Daniel.
- I libri fotografici del Larzac di Georges Souche, con i testi di Max Rouquette, ricevuti a la Couvertoirade, insieme alle magliette del centenario del poeta e ad una cassa di vino con l’ etichetta disegnata da Max Roquette.
- I libretti del Cirque di Navacelles di Marc Salze consegnatici dalla municipalità di Le Vigan.
- I baschi OC e le magliette “Sens racinas pas de flors” dell’amico Macarel.
- Il keeway Randò Occitane e le bandanas de la Federation Françoise de Randonnée Pédestre del Midi Pirenées.
- Due libri fotografici sulla flora e la fauna locale donatici a Fraisse sur Agout insieme alla medaglia della città.
- La grande croce occitana in ferro battuto a Laure Minervois consegnata dall’associazione País Nòstre.
- La medaglia del Comune di Laure Minervois.
- Il libro “Paesi catari”di Georges Serres e il coltello con la scritta “Montsegur” offerto dal proprietario della bottega “Aucelon” di Montsegur.
- Paté, vino e succhi di frutta marchiati “Pays Cathare”, dalla Chambre d’Agricolture di Carcassonne.
- I cappellini della Region Languedoc - Roussillon.
- Una cassa di bottiglie di Vin Marsellan de l’Aude dalla municipalità di Monze.
- Il CD della corale GESPPE d’Esperaza “Cants d’´òc en Aude”.
- Il libro di poesie dell’instancabile Brunò Peiràs dell’IEO “Paraulas de 36 colors”.
- Il cartagène di Annet Didier di Serviés en Val.
- La medaglia dedicata al’Occitania a Pè dalla municipalità di Champs sur Agly.
- La medaglia di “Citoyen d’honneur de Bugarach per l’Occitania a pè en Pays d’Aude”.
- Il sale della fonte salata di Soliman (nei pressi di Bugarach), raccolto e donato dall’associazione omonima.
- La medaglia per Ines da 600 grammi della Commanderie de la Malepère, per insignirla del titolo di “Signora del Languedoc”.
- Le corone d’ulivo dall’IEO Ariège a Montsegur.
- Il libro scritto dal sindaco di Roquefixade, Maris de Roquefixade “Cathares – Journal d’une initiée”.
- Alcuni libri editi dall’IEO Ariège (“Le nas suls Andèrs” e “En parant l’aurelha” “La lenga dins lo tintièr” di J.B. Fournié, “Una meravilhosa jornada de cauceta e remolin” di Andrieu Pagés, “Badaluna” di Miquèl), e dal Cercle Occitan Prospèr Estieu (“l’identitat occitana e catalana dins los Pirenèus” “l’Occitan parlé en Ariège” di Delledar e Poujade, “La cigala de Pàmias” di Marguerite Coustard)
- I baschi tradizonali di lana nera dal Conseil General d’Ariège.
Alla lista si aggiungono tutte le offerte di cibo e bevande da parte dei nostri generosi e golosi accompagnatori al momento del pranzo: verdure fresche dell’orto, charcuterie, biscotterie, specialità varie, tra le quali di cui ricordiamo a mo’ di esempio i rochè di cocco di Janine, la torta alle noci di Cristine, le cotognate maison, e alcolici e superalcolici di ogni tipo tra cui citiamo il vin de citron, il vin de nois, il genepy, e naturalmente vini di ogni provenienza. Infine non voglio tralasciare i doni spontaneii della terra prelevati durante il cammino (lamponi, fragoline di bosco, more, corbezzoli, noci) e le piante aromatiche (timo, menta, equiseto, biancospino, santoreggia, salvia, rosmarino) miscelate da me ed Elisa nelle tisane della sera.
mercoledì 29 ottobre 2008
29 ottobre. Rochefixade – Foix
Scendiamo a Foix lungo un sentiero stretto e poco frequentato, che porta al ponte sul fiume Ariège, con una bella vista sui tetti della cittá medievale sovrastata dal castello.
Un signora, sapendo del nostro passaggio, è venuta per sentirci parlare. Ha il ricordo di suo padre, che tornato dal fronte, nella prima guerra mondiale, diceva di aver parlato in ariegese con degli italiani, che era molto più facile capirsi con loro che con i soldati francesi venuti da Parigi. Nessuno gli aveva creduto.
lunedì 27 ottobre 2008
27 ottobre. Comus – Montsegur
All’arrivo a Montsegur l’accoglienza è calorosissima: l’IEO Ariège incorona i sette camminatori con rami d’ulivo intrecciati, e un pullman di nizzardi è venuto per partecipare alla festa. Nel pomeriggio saliamo al castello, passando per il Prat dels cremats, dove nel 1244, dopo la presa di Montsegur ad opera dei crociati, furono bruciati vivi duecento catari. Una lapide modesta ricorda la strage, e intorno ci sono fiori freschi e secchi e qualche foglio con penseri e poesie.
Al castello i nizzardi, completamente presi dal canto corale, ricordano, non fosse per l’età dei partecipanti, una gita scolatica. Bisogna attendere che se ne vadano per poter passare un po’ di tempo tra le mura austere di questo luogo che è rimasto il simbolo della resistenza alla crociata contro i catari.
domenica 26 ottobre 2008
26 ottobre. Espezel – Comus
Aggiornamento da Comus



Ed ecco in ordine : i bambini della calandreta di




E ancora, la compagnia dell’associazione di Salicorn, la cittadinanza onoraria offerta ai camminatori dal



E che tutto cio’ vi basti, per il momento…
Le Corbières



sabato 25 ottobre 2008
25 ottobre. Puivert – Espezel
La Comanderie de la Malepere, una confraternita legata al vino omonimo, ha deciso di intronizzare Ines, con una buffa cerimonia accompagnata da un’orchestrina swing.
Nel pomeriggio, avendo aquistato delle ostriche ad un banco del mercato, la churma giovane del gruppo decide di andarle a mangiare in un prato insieme ad una bella bottiglia di vino bianco. Due cavalle curiose ci vengono incontro al galoppo e si soffermano in nostra compagnia, fino a quando il calar del sole lascia un’aria gelida che invita a rientrare nella fiera. Alcuni venditori che hanno acceso un fuoco a lato della strada ci invitano a scaldarci. Non hanno trovato un posto per dormire e passeranno la notte all’adiaccio.
La sera siamo invitati alla grande cena degli allevatori: oltre quattrocento persone stipate come mucche in un’enorme sala dove c’è un frastuono incredibile; per reazione taciamo tutti, finiamo di mangiare alla svelta e ce ne andiamo a dormire in un hotel topaia di Belcaire con un certo vuoto interiore.
venerdì 24 ottobre 2008
24 ottobre. Quillan – Puivert
L’arrivo a Puivert, che qui viene chiamato “Pebert”, è direttamente sul castello, dove il figlio del proprietario (il sito è privato dal 1995) ci fa entrare gratuitamente, tenedo a precisare come questo castello sia stato sempre un luogo di vita, non di guerra. Nel corso della crociata contro i catari, non ci volle molto a prenderlo: appena tre giorni. Un prato verdissimo rettangolare accoglie chi entra e mette voglia di restare a prendere il sole o di farci le capriole. L’insieme del prato, del castello e delle mura è decisamente armonico. Puivert era noto come luogo di incontro dei trovatori; l’importanza data alla musica e alle arti è ancora testimoniata dai bassorilievi presenti nella più grande sala interna, che rappresentano i musicisti con i loro strumenti.
Mentre saliamo al terrazzo in cima a questo grande edificio dalla forma squadrata, Sophie della GESSPE comincia a suonare la sua bodega in mezzo al cortile, e arriviamo a vederla dall’alto, evidenziata dalla sua ombra lunga del tardo pomeriggio.
La nostra gite è a Campsylvestre, ai bordi della grande piana che si dice che un tempo fosse un lago; ancora oggi si nota la linea degli alberi che segna per alcuni, il punto in cui arrivava l’acqua. Le borgate intorno erano case di pescatori. Al lago, sulla cui esistenza al tempo dei trovatori non tutti concordano, è legata la leggenda della dama bianca, che ogni giorno scendeva al lago per potersi specchiare nelle sue acque. Un giorno, non riuscendo a scorgere il suo riflesso chiese al marito di spostare qualche pietra che faceva da argine al lago, per far muovere l’acqua e ritrovare così il suo riflesso. Ma in questo modo, il lago finì per svuotasi completamente. La spiegazione scientifica della scomparsa del lago parla di un terremoto che deviò a monte il corso d’acqua che lo alimentava.
giovedì 23 ottobre 2008
23 ottobre. Bugarach – Quillan




Freddissimo. Ho addosso tutti i capi che ho a disposizione: due paia di pantaloni, canottiera di lana, maglia tecnica a maniche lunghe, pile, giacca antivento, giacca antipioggia, berretto, guanti.
Si sale nel bosco e quando la vista si apre compaiono i Pirenei innevati. Ci viene incontro il sindaco di Saint Just et le Bezù e ci mostra la vecchia strada per la Spagna, il monte Saint Barthelemy e il paese di Rennes le Chateau, noto per l’opera del curioso abate Sauniere, che all’inizio del secolo scorso fece ampliare e decorare la chiesa di statue, simboli esoterici e stranezze, come l’acquasantiera retta da un diavolo e l’affresco di un paesaggio. Oggi il villaggio è meta di molti curiosi venuti per decifrare i simboli o addirittura per trovare il tesoro dei visigoti, tanto che il cimitero dietro la chiesa è stato chiuso, dopo svariati tentativi clandestini di scavo.
Il sindaco di Saint Just et le Bezù ci invita a scaldarci in municipio, dove ci prepara il caffè e ricopre la tavola del consiglio comunale di dolci e biscotti. Sono 25 anni che grazie a lui il paese ha le targhe delle vie scritte esclusivamente in occitano. Rispetto alle dinamiche di spopolamento e di immigrazione che abbiamo incontrato in tutto il medjourn, Saint Just non fa eccezione: molta gente del posto se n’è andata, ed è arrivato qualcuno da fuori, in particolare dal nord della Francia. Il consiglio comunale è in gran parte composto da gente che viene da lontano; sono loro ad essere favorevoli alla toponimia in lingua locale, più della gente del paese, che è cresciuta con l’idea che il patois andasse abbandonato. Allo stesso tempo sono portatori di una cultura differente, più individualista, che li porta a volere la proprietà di risorse che sono sempre state considerate comunitarie, come l’acqua e i sentieri.
Quando usciamo dal municipio, il sole ha cominciato a scaldare l’aria e la camminata si fa più piacevole, tra alti colli boscosi dove ancora una volta si mescolano mediterraneo e montagna; ci siamo allontanati dalla bassa garriga, ma ancora troviamo corbezzoli e piccoli roveri sempreverdi.
A Quillan una locandina in edicola annuncia il nostro arrivo; Alan Rouch ci accompagna a visitare la giovanissima Brasserie Les Prés en Bulles, dove trovo traccia del passaggio degli amici musicisti del Traio Romano; il piccolo capannone ospita il birrificio e un angolo degustazione molto rustico.
La sera ci attende, nel paesino di Ginoles, una compagnia festosa riunitasi intorno alla corale GESSPE di Esperaza, che ha organizzato una grande cena sociale. Il buonumore contagia tutto il gruppo, inizialmente stanco e infreddolito.
mercoledì 22 ottobre 2008
22 ottobre. Champs sur Agly – Bugarach




Vento forte. La temperatura si è abbassata di quindici gradi. Saliamo in cresta, dove alla nostra destra abbiamo la lunga Valle de Fenoiullades e in lontananza il mare, ma il cielo scuro coperto di nubi non ci lascia vedere il paesaggio con chiarezza. Sul colle il vento ci sposta... suoni e colori da fine del mondo; penso che se fossi qui da sola sarei terrorizzata! Fa talmente freddo che arriviamo a Bugarach per pranzo.
Da ieri camminano con noi alcuni rappresentanti dell’associazione Salicorn, che si occupa di far conoscere il territorio. Il nome dell’associazione viene da una curiosa fonte d’acqua salata che si trova poco lontano: il terreno calareo fa filtrare l’acqua che si arricchisce del sale rimasto dall’era in cui il mare si ritirò; trovando poi un terreno argilloso, scorre senza più filtrare, fino alla fonte. Nel tempo in cui il sale era monopolizzato, la storia delle fonte è naturalmente legata all’estrazione clandestina del sale da parte della gente del posto. Ogni anno l’associazione organizza una camminata alla fonte ed estrae il sale per tenere viva la coscienza del proprio territorio e delle proprie risorse.
La sera siamo accolti a sorpresa dalla Corale Deux Pics en Coeur , che ad un certo punto canta La priero dal montanar, senza sapere che l’autre, Masino Anghilante, è il padre di Dario.
Il sindaco ci consegna poi la medaglia di cittadini onorari del Comune di Bugarach.
martedì 21 ottobre 2008
21 ottobre. Duilhac sus Peyrepertuse – Champs sur Agly





E’ tornato il caldo estivo e la camminata si fa più pigra; alle dieci del mattino le nebbie, che celavano in parte il castello di Peyrepertuse, si dissolvono. Sudo come non ho fatto mai in questo viaggio, o forse me l’ero scordato.
Guardando con più attenzione nelle Gorges de Galamus, appare tra le rocce l’eremo di Saint Antoine. Ci fermiamo per pranzo.
In fase digestiva, un dislivello di 600 metri in salita mi fa vivere male; non mi mette ansia, come succedeva all’inizio della camminata... solo un fastidio che mi riporta a molti anni fa, quando andando a sciare ero costretta a spingermi con le racchette in alcuni brevi tratti di falsopiano, che portavano al primo skylift: lo trovavo uno sforzo inutile e deprimente. Gli altri bambini sopportavano lo sforzo; io soffrivo, mi lamentavo e volevo farmi tirare. Eppure ero una bambina forte e una bravissima sciatrice! Non sono sempre stata infaticabile come credevo di ricordare; mi sento addosso la stessa faccia sbuffante di allora...
Proseguiamo su terreno calcareo tra la garriga e le radure di erba alta e gialla, punteggiate di margherite; alla nostra sinistra abbiamo il grandioso Pech de Bugarach, una montagna di 1200 metri, che ha in cima un grande prato; ogni anno all’equinozio di primavera, si radunano centinaia di persone in cerca di energie positive.
Il sindaco e la cittadinanza di Champs sur Agly ci accolgono in una sala umida all’interno del municipo; sono persone dal riso facile. Basta davvero poco: il discorso un po’ impacciato del sindaco, che parla benissimo l’occitano, ma ha difficoltà a leggerlo; o la citazione di Dario, quando ricorda il ritornello ripetuto dei vecchi delle vallate - “Ah, la França, es lo paradis de la pança” - , che di solito fa sorridere, qui fa scattare sonore risate!
La sera dormiamo a La Bastide, un villaggio vicino in un agriturismo della rete “Accueil Paysan” che ha uno statuto particolare: prodotti rigorosamente locali, attenzione ecologica e capacitá di offrire ai visitatori una conoscenza storica, economica e culturale del territorio.
lunedì 20 ottobre 2008
14 ottobre - Da Caunes Minervois a Carcassonne

La sera siamo invitati a cena nel villaggio di Villegailhenc, dove ci accoglie l’associazione Fasètz la la Lenga en Cabardes, che ogni anno a inizio marzo organizza la Quinzaine Occitane, due settimane di teatro, musica, cinema e conferenze in lingua d’oc. Veniamo rinfocillati a dovere dalla corale Cossi` que siague: ognuno ha portato una specialità preparata a casa, bellissima abitudine che abbiamo riscontrato in tutto il Languedoc. A Carcassonne, la nostra casa è appena fuori dalle mura della Cittadella; la luna piena illumina il quartiere fatto di piccole abitazioni, giardini con ulivi e vasi ancora fioriti... ricorda tanti luoghi, ha un sapore familiare ed esotico allo stesso tempo: è l’accogliente mondo mediterraneo.
13 ottobre - Da Minerve a Caunes Minervois


La serata è organizzata da Pais Nòstre, un movimento con base a Narbonne, che raccoglie differenti soggetti che rivendicano una politica regionale autonoma a livello economico e culturale. Le rivolte dei vignairons dei primi anni del Novecento e poi degli anni Settanta non sono acqua passata. Lentamente i vignaioli hanno ottenuto denominazioni d’origine e migliorato la qualità dei vini, ma rimane difficile da sostenere economicamente una produzione di piccole dimensioni; molte vigne vengono abbandonate e sradicate.
La tavola lunghissima, approntata nella cantina, parla tutta occitano; di tanto in tanto qualcuno sale in piedi su una grossa

12 ottobre – Da Rieussec a Minerve



11 ottobre - Da Premian a Rieussec

10 ottobre - Da Fraisse sur Agout a Premian

8 ottobre – Da Camares a Murat sur Vebre

domenica 5 ottobre 2008
4 ottobre - Il Larzac, terra di ribellione



I contadini di San Martin de Larzac organizzarono una resistenza; alcuni erano pronti a prendere i fucili. In questa fase gioco` un ruolo importante LanzaDelvasto, che li convinse che l'unica possibilità di vittoria poteva venire da una lotta non violenta.
Dal momento che c'erano anche dei contadini disposti a vendere le loro terre, la resistenza organizzo`una società civile, chiamata Grupament Foncier Agricole, che compro` le terre al prezzo offerto dall'armata. In questo modo ci furono oltre cento persone comproprietarie dei terreni, e questo complicava di molto i tentativi di acquisto da parte dell'armata. A Parigi per quindici giorni si accamparono i pastori con le loro greggi sotto la Tour Eiffel, e ci furono due momenti importanti, nel '73 e nel '75, quando sul Larzac si ammassarono oltre 100 000 persone.
La lotta cesso` quando venne eletto François Mitterand, nel 1981.
Nel frattempo l'armata era riuscita a comprare 6000 ettari di terra. La società civile delle Terre del Larzac si occupo` di riacquistarli e oggi Joel é tra gli affittuari di queste terre. Questa lotta ha lasciato un segno nella mentalità della gente; i contadini hanno compreso per esempio che la terra si lavora, ma che è anche un diritto di tutti poterla attraversare. E infatti i recinti per gli animali hanno sempre delle porte che permettono il nostro passaggio. Gardarem la Terra è l'erede del vecchio movimento, e oggi compie azioni per evitare l'utilizzo degli OGM o affinché i passaggi non vengano bloccati dall'acquisto delle terre, e la vita dei villaggi non venga annientata dagli acquisti di seconde case.
sabato 4 ottobre 2008
4 ottobre - Lo studio della lingua d'oc
Oggi tra le persone che oggi ci accompagnano c'è Marie Jeanne Vermy, insegnante di occitano all'università di Montpellier e responsabile della Federacion dels Ensnhaires de lenga e cultura d'oc per l'insegnamento della lenga nella scuola pubblica. Come la maggior parte delle persone della sua età, Marie è cresciuta sentendo parlare il patois dai suoi genitori, che pero`si rivolgevano a lei soltanto in francese. Negli anni del al liceo un professore le ha fatto scoprire che quel patois era una lingua di cultura. Ha quindi deciso di riapprendere la lingua. Facciamo con lei il punto sulla situazione dell'occitano nel campo della formazione. Dal 1992 in Francia una legge permette l'insegnamento bilingue, in caso ne venga fatta richiesta dai genitori degli allievi, in accordo con gli insegnanti e i direttori scolastici; a partire dal 2002 esiste un concorso specifico per gli insegnanti di occitano, ma a causa dei tagli di spesa i posti nella scuola pubblica sono pochissimi. Alle università di Tolosa, Montpellier e Nizza è possibile seguire corsi completi di lingua e cultura d'oc; i laureati trovano facilmente lavoro in giornali e TV, case editrici, all'IEO (Institut d'Estudi Occitan), nell'insegnamento e nei corsi per adulti.
venerdì 3 ottobre 2008
3 ottobre - Da Le Vigan a Vissec



A pranzo giungiamo al canyon del Cirque di Navacelles, un luogo impressionante per la vastità e la

L'accoglienza nel minuscolo paesino di Vissec é incredibile. Nella piccola sala comunale si ammassano un centinaio di persone; e il sindaco fa il suo discorso in occitano.
2 ottobre - Da Valleraugue a le Vigan
Sovrastati da una cappa di nubi che lascia aperto l'orizzonte, ad un certo punto, con grande meraviglia, scorgiamo le Alpi, e riusciamo ad individuare il massiccio del Monte Bianco. E a sud la linea del mare nei pressi di Montpellier! Camminano con noi un gruppo di aveyronesi e una buffa guida di montagna, Gabriel, con scarpe gigantesche, barba lunga, basco e maglietta di Che Guevara, che a pranzo tira fuori dal suo zaino vino, formaggio, salame e patè per tutti. Alla Mayson de Pays di Le Vigan ci attendono molte persone e come sempre un ricco buffet di benvenuto.
giovedì 2 ottobre 2008
27 settembre - Da Le Bleymard a Pont de Montvert
La sommità del Mont Lozere, dove saliamo oggi, fa da spartiacque tra la parte nord cattolica e quella a sud protestante. Dopo la revoca dell’Editto di Nantes, che aveva riconosciuto il culto protestante, molti perseguitati abiurarono o fuggirono a sud del Mont Lozere. Era il 1865.
A Pont de Montvert, nel 1702, con l'uccisione dell'abate di Cayla, ebbe inizio la rivolta dei Camisardi; il protestantesimo sopravvisse poi in clandestinità fino alla rivoluzione francese
Un’ennesima giornata limpida. Il paesaggio intorno a noi si apre sempre più mentre saliamo al Pas de Finiel; siamo circondati da pascoli. Ci sono alte scaglie di pietra a fianco del cammino, per indicare la via quando c’è neve. L’inverno qui è gelido, e questo monte tondo ed erboso non concede ripari per il vento. Facciamo una deviazione per salire al Pic de Finiel descritto da Stevenson nel suo diario di viaggio. E’ la sommità di montagna più piatta che abbia mai visto, tanto che per avere una buona visuale a trecentosessanta gradi bisogna spostarsi nelle quattro direzioni dalla pietra che segna la cima. Scorgiamo ormai in lontananza il profilo del mont Ventoux.
26 settembre - Da Villefort a Le Bleymard
Siamo nella provincia meno densamente popolata di Francia, quattro abitanti per chilometro quadrato. La rivoluzione industriale e il lavoro in vigna nel Midi hanno dato il via all’emigrazione dal Lozere che dai 140 000 abitanti censiti prima del 1880 arriva oggi a soli 75 000.
La gente che incontriamo capisce l'occitano ma fa fatica a parlarlo; come è avvenuto in tutta la Francia sono cresciuti con l’idea che la loro lingua madre non dovesse essere parlata. I divieti, le punizioni, la vergogna, hanno creato un forte blocco psicologico; alle domande poste in lenga d'oc, alcuni coraggiosi, dopo qualche parola francese, cominciano un po' stupiti a usare il loro “patois”, altri invece continuano a rispondere in francese, ma l’accento del Midi li tradisce.
Passiamo tra alte colline adibite a pascolo, in un territorio agricolo, tra mandrie di pecore e mucche, orti, castagni e meli. E tanti frutti di rosa canina, che anche qui sono chiamati gratacul. A Le Bleymard fa freddo e ci rifugiamo subito in hotel; domani ci collegheremo per le prossime due tappe al Cammino di Stevenson.
25 settembre - Da Les Vans a Villefort

Sulla cresta della Serre de Barre abbiamo una visione a 360 gradi sulle prime Cevenne e sulle gole del Chassezac. L’aria si è fatta più umida e densa, e con essa torna l’odore dei prati di montagna. Attraversiamo boschi di lecci, castagni, pini, quercie e ginepro, con la bruma (l’erica), che aggiunge le sue tinte rosate. Nell’ultima parte del cammino siamo circondati da abeti rossi altissimi, un bosco troppo fitto, frutto di un lavoro di riforestazione. Villefort è un villaggio suggestivo, con edifici alti e austeri, infilato in una conca tra le montagne, ai piedi del Mont Lozere e rappresenta la porta nord delle Cevenne. Alla Gite d’Etape, insieme al sindaco, a Christian Planchon del Felibrige e ad Alan Pantel dell’associazione Ad Oc, ci sono dei buffi individui con un vestito a strisce gialle e blu: é la confraternita della peyrolada che dal 1983 si occupa di preparare un'ottima minestra di orzo, porri, patate e salsiccia in un grande paiolo di rame.
24 settembre - Da Comps a Le Vans

L'aperitivo di oggi prevede il clinton, un vino fatto per metà con uva americana. A cena si canta e, sfogliando il canzoniere, scopriamo che hanno rubato un bellissimo canto all’Ariege, trasformandolo in “Ardeche o mon pais!”.
Ancora una volta veniamo caricati di cibo per l'indomani: gratin dauphinois, mele e uva dell’orto e formaggi.
martedì 23 settembre 2008
23 settembre. Da La Bastide le Virac a Comps


lunedì 22 settembre 2008
22 settembre. Da Aiguèze a Le Bastide de Virac

Ci immergiamo nella macchia di larici, bosso, quercia e ginepro; c’è solo il corbezzolo, che con il suo colore rosso-arancio si fa notare tra i colori e le forme immutabili di oggi: la macchia, il cielo, la strada. La Bastid
